mercoledì 26 settembre 2012

La lotta si fa dentro



"Le grandi penitenze si fanno nei primi fervori,
poi col tempo l'anima approfitta di più nella perfezione dell'interno e delle virtù principali.
Io ho fatto penitenze come un sant'Antonio abate, ma ora capisco che sono migliori gli atti interni.
Non c'è paragone tra il combattere internamente ed esternamente.

L'interno è quello che conta".

(S. Giuseppe da Copertino,
citazione in: Gustavo Parisciani, San Giuseppe da Copertino, Osimo (AN) - Basilica Santuario di S. Giuseppe da Copertino, 2001, p. 105, [Edizione fuori commercio] - 
Purtroppo non ho la citazione diretta alla fonte (scritti, epistole, ...?), se qualcuno la conosce e me lo può indicare, gliene sarò grato! )

mercoledì 5 settembre 2012

Tu lo riconoscerai?


 Ecce Homo (Particolare), 1871 
Antonio Ciseri 

E' in gioco il nostro destino eterno

    Gesù ci esorta a vivere con coerenza la nostra fede in lui, poiché dall’atteggiamento che avremo assunto nei Suoi confronti durante la nostra esistenza terrena, dipende il nostro eterno destino.
Se lo avremo riconosciuto – Egli dice – davanti agli uomini, gli daremo motivo di riconoscerci davanti al Padre suo; se, al contrario, lo avremo rinnegato davanti agli uomini, ci rinnegherà anche lui davanti al Padre. [...]

      Gesù richiama il premio o il castigo, che ci attendono dopo questa vita, perché ci ama.
Egli sa, come dice un Padre della Chiesa, che a volte il timore di una punizione è più efficace di una bella promessa. Per questo alimenta in noi la speranza della felicità senza fine e nello stesso tempo, pur di salvarci, suscita in noi il timore della condanna.

      Quel che gli interessa è che arriviamo a vivere per sempre con Dio.
E’, del resto, l’unica cosa che conta; è il fine per cui siamo stati chiamati all’esistenza: solo con lui, infatti, raggiungeremo la completa realizzazione di noi stessi, l’appagamento pieno di tutte le nostre aspirazioni [...]

Gesù, al termine del nostro cammino terreno, non farà altro dunque che confermare, davanti al Padre, la scelta operata da ciascuno sulla terra, con tutte le sue conseguenze. E, con il riferimento all’ultimo giudizio, Egli ci mostra tutta l’importanza e la serietà della decisione che noi prendiamo quaggiù: è in gioco, infatti, la nostra eternità. [...]

      Decidiamoci allora a riconoscerlo
davanti agli uomini con semplicità e franchezza.
Vinciamo il rispetto umano. Usciamo dalla mediocrità e dal compromesso, che svuotano di autenticità la nostra vita anche come cristiani. [...]
Diamo questa testimonianza anzitutto col nostro comportamento: con l’onestà della vita, con la purezza dei costumi, col distacco dal denaro, con la partecipazione alle gioie e sofferenze altrui.
Diamola in modo particolare con il nostro reciproco amore, la nostra unità, in modo che la pace e la gioia pura, promesse da Gesù a chi gli è unito, ci inondino l’animo fin da quaggiù e trabocchino sugli altri.

      E a chiunque ci chiederà perché ci si comporta così, perché si è così sereni, pur in un mondo tanto travagliato, rispondiamo pure, con umiltà e sincerità, quelle parole che lo Spirito Santo ci suggerirà, dando così testimonianza a Cristo anche con la parola, anche sul piano delle idee.

(Chiara Lubich, Parola di vita - agosto 2012
pubblicato per intero sulla rivista "Città Nuova" - 1984/12, pp. 10-11,
in internet: 
http://www.focolare.org/it/news/2012/08/01/agosto-2012/,
[Grassetti, corsivi e colori aggiunti da me])


«Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, 
anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 
chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, 
anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli»
(Vangelo di Matteo 10, 32-33)