mercoledì 24 aprile 2013

INFERNO: il rifiuto dell'amore

     Visto che siamo nell'anno della fede, vale la pena - una volta tanto - guardare anche a quelle realtà scomode, su cui spesso non vogliamo riflettere, sulle quali a volte c'è confusione, per dire una parola chiara. Ecco una riflessione ben fatta sull'Inferno, che ho trovato e che condivido con voi.

Eclissi solare - foto by JAXA/NASA/Hinode

«Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile", che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo» 
(Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1034)


L'inferno, dove non c'è l'amore

      "Per parlare dell'inferno, Gesù si è fermato a osservare la valle scavata dal fiume Hinnon a sud di Gerusalemme, che nei periodi di siccità diventa luogo per i rifiuti. Oggi parleremmo d'immondezzaio o di inceneritori più o meno ecologici. 
      E dalla Geenna ha tratto spunti per raccontare alcune parabole che annunciano non soltanto l'esito positivo, ma anche quello infausto dell'esistenza umana

      Inferno 
è non rendersi conto 
      che davanti alla propria porta c'è un povero
      in attesa di essere soccorso, come Lazzaro; 

è giudicare senza misericordia l'altro; 
è serrare il proprio cuore 
     alla riconciliazione con il prossimo; 
è seminare zizzania in un campo di grano; 
è non mettere a frutto i talenti ricevuti; 
è vendere la propria vita 
      per il potere e per la propria gloria. 

     Sapere che esiste l'inferno è conoscere un luogo dove non è possibile edificare, piantare, dove il fetore impedisce di respirare.
In quel luogo Dio non entra poiché significherebbe che è connivente con il male, che il bene non è diverso dal male e che qualunque cosa facciamo Egli è dalla nostra parte. 


      A forza di dire che l'inferno non esiste o che se esiste è vuoto, si è trasferito l'inferno nella vita di ogni giorno, quando si è sempre insoddisfatti del potere, della ricchezza e dei piaceri. 

      Ma, al di sopra di tutto, inferno è non credere all'amore di Dio in Cristo poiché chi non crede in lui non ha bisogno di essere condannato, ma si è già condannato e chiunque fa il male odia la luce e non viene alla luce (cf. Giovanni 3,18-20)

      Gesù non ha parlato della Geenna come luogo di perdizione per spaventare i suoi ascoltatori, ma perché non ci s'illudesse che la misericordia di Dio possa prescindere dall'accoglienza del suo amore e dall'amore per il prossimo

     
 Non c'è nulla dell'inferno che sia una sorpresa, 
ma tutto è anticipato nell'ostinato rifiuto dell'amore di Dio".

(Antonio Pitta, L'inferno, dove non c'è l'amore

Articolo della rubrica "Catechismo quotidiano", 
pubblicato su Avvenire del 27 marzo 2013, p.2 - 
in internet: http://www.avvenire.it/Rubriche/Pagine/Catechismo%20quotidiano/L%20inferno%20%20dove%20non%20c%20e%20l%20amore_20130327.aspx?Rubrica=Catechismo%20quotidiano -

NOTA: evidenziazioni, grassetto e colori delle parole sono aggiunte mie - ndr)


sabato 6 aprile 2013

Non è così facile NON credere...


André Gide

    «Non credere in Dio
è molto più difficile di quanto si creda.
    Comunque, per continuare a farlo,
bisogna vietarsi assolutamente
di guardare la natura
e di riflettere su quanto si vede»

(André Gide [1869-1951, scrittore francese - nobel per la letteratura],
citato in: Vittorio Messori, Michele Brambilla, Qualche ragione per credere, Mondadori, 1997, p.233)

mercoledì 3 aprile 2013

A volte Gesù bussa perché vuole uscire...!!


La Chiesa esca da se stessa
per evangelizzare le periferie


      «La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa
e ad andare verso le periferie,
non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali
:
quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia,
quelle dell’
ignoranza e dell’assenza di fede,
quelle del
pensiero, quelle di ogni forma di miseria.


      Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare
diviene autoreferenziale e allora si ammala
[...]
in una sorta di narcisismo teologico.


      Nell’Apocalisse, Gesù dice che Lui sta sulla soglia e chiama.
Evidentemente il testo si riferisce al fatto che Lui sta fuori dalla porta e bussa per entrare... 

Però a volte penso che Gesù bussi da dentro,
perché lo lasciamo uscire
.

La Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Gesù Cristo dentro di sé e non lo lascia uscire».

(Card. Jorge Mario Bergoglio [Papa Francesco],  Manoscritto consegnato al cardinale cubano Ortega con i punti chiave dell’intervento del futuro Papa durante le Congregazioni generaliPubblicato in traduzione italiana su Avvenire del 26 marzo 2013, disponibile online su: http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/PapaOrtega.aspx)