domenica 26 aprile 2015

Uomo, donna, gender



[…]Uomo e donna sono immagine e somiglianza di Dio.
Questo ci dice che non solo l’uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio.
La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio.

    L’esperienza ce lo insegna: per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna. Quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze. Siamo fatti per ascoltarci e aiutarci a vicenda. Possiamo dire che senza l’arricchimento reciproco in questa relazione – nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede – i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna.

    La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender  non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa.

    Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione.
Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più
. […]

    Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza.
I segnali sono già preoccupanti, e li vediamo. […]

(Papa Francesco, La Famiglia - 10. Maschio e Femmina (I) - udienza generale di mercoledì, 15 aprile 2015,
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150415_udienza-generale.html
)

domenica 19 aprile 2015

Farsi tutto a tutti

  Nella prima lettera alla comunità di Corinto … [Paolo] per cinque volte ripete “mi sono fatto” uno con l’altro […]
      Ogni volta ripete che agisce così per “guadagnare” ognuno a Cristo, per “salvare” ad ogni costo almeno qualcuno.
Non si illude, non ha aspettative trionfaliste, sa bene che soltanto alcuni risponderanno al suo amore, nondimeno egli ama tutti e si mette al servizio di tutti secondo l’esempio del Signore […]
      Non possiamo interpretare questo invito evangelico come una richiesta a rinunciare alle proprie convinzioni, quasi approvassimo in maniera acritica qualunque modo di agire dell’altro o non avessimo una nostra proposta di vita o un nostro pensiero. […] Farsi uno non è segno di debolezza, non è ricerca di una convivenza tranquilla e pacifica, ma espressione di una persona libera che si pone a servizio; richiede coraggio e determinazione. […]
     
Paolo giustifica il suo farsi tutto con il desiderio di portare alla salvezza.
È una via per entrare nell’altro,
per
farvi emergere in pienezza il bene e la verità che già vi abitano,
per
bruciare eventuali errori
e per
deporvi il germe del Vangelo”.


(Fabio Ciardi, Parola di vita del mese di Aprile 2015http://www.focolare.org/news/2015/03/29/aprile-2015/)

“Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; 
mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno
Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io”. 
(Prima lettera ai Corinzi 9, 22-23)