mercoledì 11 gennaio 2012
Il vero dialogo interreligioso
«Non posso conoscere l’altro se non conosco me stesso.
Non posso amarlo se non amo me stesso (cfr Mt 22,39).
La conoscenza, l’approfondimento e la pratica della propria religione sono dunque essenziali al vero dialogo interreligioso.
Questo non può cominciare che con la preghiera personale e sincera di colui che desidera dialogare.
Che egli si ritiri nel segreto della sua camera interiore (cfr Mt 6,6) per domandare a Dio la purificazione del ragionamento e la benedizione per il desiderato incontro.
Questa preghiera chiede anche a Dio il dono di vedere nell’altro un fratello da amare, e nella tradizione che egli vive un riflesso della verità che illumina tutti gli uomini (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Nostra aetate, 2).
Conviene dunque che ognuno si ponga in verità davanti a Dio e davanti all’altro. Questa verità non esclude, e non è una confusione.
Il dialogo interreligioso mal compreso porta alla confusione o al sincretismo. Non è questo il dialogo che si cerca. [...]
E’ anche bene sapere che non si dialoga per debolezza,
ma dialoghiamo perché crediamo in Dio, Creatore e Padre di tutti gli uomini.
Dialogare è un modo supplementare di amare Dio ed il prossimo nell’amore della verità (cfr Mt 22,37).
Avere speranza non significa essere ingenui, ma compiere un atto di fede in Dio, Signore del tempo, Signore anche del nostro futuro. [...]
L’odio è una sconfitta,
l’indifferenza un vicolo cieco,
e il dialogo un’apertura!»
(Santo Padre Benedetto XVI, Discorso in occasione dell'«Incontro con i membri del governo, i rappresentanti delle istituzioni della repubblica, il corpo diplomatico e i rappresentanti delle principali religioni» durante il Viaggio Apostolico in Benin, Palazzo Presidenziale di Cotonou, 19 novembre 2011)
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