Condivido con voi questa riflessione sul perdono.
E' forse la più bella e precisa descrizione del perdono che io abbia mai incontrato.
Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà.
Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l'ha commesso.
Il perdono non consiste nell'affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male.
Il perdono non è indifferenza.
Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell'accogliere il fratello e la sorella così com'è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti.
Il perdono consiste nel non rispondere all'offesa con l'offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Rm 12, 21) .
Il perdono consiste nell'aprire a chi ti fa del torto la possibilità d'un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, d'aver un avvenire in cui il male non abbia l'ultima parola.
[...]
Solo un atteggiamento di perdono, sempre rinnovato, può mantenere la pace e l'unità tra fratelli. [...]
Occorre far l'abitudine a vederli con occhio nuovo e nuovi loro stessi, accettandoli sempre, subito e fino in fondo, anche se non si pentono.
Si dirà: "Ma ciò è difficile". Si capisce. Ma qui è il bello del cristianesimo. Non per nulla siamo alla sequela di Cristo che, sulla croce, ha chiesto perdono al Padre per coloro che gli avevano dato la morte, ed è risorto.
Coraggio. Iniziamo una vita così, che ci assicura una pace mai provata e tanta gioia sconosciuta.
(Chiara Lubich, Parola di vita - settembre 1999,
pubblicato per intero su Città Nuova 1999/15-16, p.41)
"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette"
(Matteo 18, 22)