Ecco alcune delle parole del Papa a Lampedusa.
C'è da meditare per tutti...
C'è da meditare per tutti...
Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle?
Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro,
saranno altri, non certo io.
Ma Dio chiede a ciascuno di noi:
«Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?».
Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto.
La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza.
Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!
[...]
Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande:
«Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?»."
(Papa Francesco, Omelia durante la Visita a Lampedusa - 8 luglio 2013,
http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130708_omelia-lampedusa_it.html)
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