«Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora»
(Matteo 25,13)
Vegliate, dunque
Ma come vegliare?
Ma come vegliare?
Innanzitutto, lo sappiamo, veglia bene proprio chi ama.
Lo sa la sposa che attende il marito che ha fatto tardi al lavoro o che deve tornare da un viaggio lontano; lo sa la mamma che trepida per il figlio che ancora non rincasa;
lo sa l’innamorato che non vede l’ora d’incontrare l’innamorata…
Chi ama sa attendere anche quando l’altro tarda.
Si attende Gesù se lo si ama e si desidera ardentemente incontrarlo.
E lo si attende amando concretamente, servendolo ad esempio in chi ci è vicino, o impegnandosi alla edificazione di una società più giusta.
È Gesù stesso che ci invita a vivere così raccontando la parabola del servo fedele che, aspettando il ritorno del padrone, si prende cura dei domestici e degli affari della casa; o quella dei servi che, sempre in attesa del ritorno del padrone, si danno da fare per far fruttificare i talenti ricevuti.
"Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora"
Proprio perché non sappiamo né il giorno né l’ora della sua venuta, possiamo concentrarci più facilmente nell’oggi che ci è dato, nell’affanno del giorno, nel presente che la Provvidenza ci offre da vivere».
(Chiara Lubich, Parola di Vita - Novembre 2002,
pubblicata per intero su "Città Nuova" (Rivista), 2002/20, p. 7,
in internet: http://www.focolare.org/it/news/2011/11/01/novembre-2011/
[Grassetti, corsivi e colori aggiunti da me])
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