Visto che siamo nell'anno della fede, vale la pena - una volta tanto - guardare anche a quelle realtà scomode, su cui spesso non vogliamo riflettere, sulle quali a volte c'è confusione, per dire una parola chiara. Ecco una riflessione ben fatta sull'Inferno, che ho trovato e che condivido con voi.
Eclissi solare - foto by JAXA/NASA/Hinode
«Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile", che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo»
(Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1034)
(Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1034)
"Per parlare dell'inferno, Gesù si è fermato a osservare la valle scavata dal fiume Hinnon a sud di Gerusalemme, che nei periodi di siccità diventa luogo per i rifiuti. Oggi parleremmo d'immondezzaio o di inceneritori più o meno ecologici.
E dalla Geenna ha tratto spunti per raccontare alcune parabole che annunciano non soltanto l'esito positivo, ma anche quello infausto dell'esistenza umana.
Inferno
è non rendersi conto
che davanti alla propria porta c'è un povero
in attesa di essere soccorso, come Lazzaro;
è giudicare senza misericordia l'altro;
è serrare il proprio cuore
alla riconciliazione con il prossimo;
è seminare zizzania in un campo di grano;
è non mettere a frutto i talenti ricevuti;
è vendere la propria vita
per il potere e per la propria gloria.
Sapere che esiste l'inferno è conoscere un luogo dove non è possibile edificare, piantare, dove il fetore impedisce di respirare.
In quel luogo Dio non entra poiché significherebbe che è connivente con il male, che il bene non è diverso dal male e che qualunque cosa facciamo Egli è dalla nostra parte.
A forza di dire che l'inferno non esiste o che se esiste è vuoto, si è trasferito l'inferno nella vita di ogni giorno, quando si è sempre insoddisfatti del potere, della ricchezza e dei piaceri.
Ma, al di sopra di tutto, inferno è non credere all'amore di Dio in Cristo poiché chi non crede in lui non ha bisogno di essere condannato, ma si è già condannato e chiunque fa il male odia la luce e non viene alla luce (cf. Giovanni 3,18-20).
Gesù non ha parlato della Geenna come luogo di perdizione per spaventare i suoi ascoltatori, ma perché non ci s'illudesse che la misericordia di Dio possa prescindere dall'accoglienza del suo amore e dall'amore per il prossimo.
Non c'è nulla dell'inferno che sia una sorpresa,
ma tutto è anticipato nell'ostinato rifiuto dell'amore di Dio".
(Antonio Pitta, L'inferno, dove non c'è l'amore,
Articolo della rubrica "Catechismo quotidiano",
pubblicato su Avvenire del 27 marzo 2013, p.2 -
in internet: http://www.avvenire.it/Rubriche/Pagine/Catechismo%20quotidiano/L%20inferno%20%20dove%20non%20c%20e%20l%20amore_20130327.aspx?Rubrica=Catechismo%20quotidiano -
NOTA: evidenziazioni, grassetto e colori delle parole sono aggiunte mie - ndr)